Fototeca
Non ci sono articoli in questa categoria. Se si visualizzano le sottocategorie, dovrebbero contenere degli articoli.
Non ci sono articoli in questa categoria. Se si visualizzano le sottocategorie, dovrebbero contenere degli articoli.
Lunedì 17 aprile è iniziato il progetto didattico con la scuola di Ustica dal titolo: "Il paesaggio di Ustica nel tempo. Riconoscerlo per preservarlo". Partendo dall'osservazione del paesaggio inteso come parte del territorio modellato dalla natura e dall'uomo e quindi bene culturale, il progetto si propone di stimolare le capacità di osservazione degli studenti usticesi, stimolando il loro interesse alla conoscenza della storia dell'isola, di osservare la natura e individuare le cause che hanno determinato le modificazioni e consolidare il senso di appartenenza e l'identità culturale delle nuove generazioni.
Il primo incontro con le singole classi della scuola media è stato finalizzato alla illustrazione del progetto nel suo complesso e nelle singole parti riferite a ciascuna classe. L'interesse degli studenti è stato superiore alle aspettative.
Domani è previsto una visita con la seconda media al dissalatore e sarà l'occasione per riflettere sul problema idrico dalla preistoria ai giorni nostri, sull'utilizzo dell'acqua da percolo alla Casa dell'acqua e al riuso delle acque reflue. Seguiranno per ogni classe analoghe esperienze. A conclusione ogni classe presenterà i propri elaborati che saranno esposti ai genitori e al pubblico in una momento conclusivo.
Grazie alla collaborazione fra l’Istituto Storico della Resistenza di Parma e il nostro Centro Studi, è stato possibile presentare a Ustica dal 21 agosto al 20 settembre 1999 la mostra storico documentaria I confinati: oppositori politici al confino di polizia nell’Italia fascista. Inoltre, in parallelo alla mostra, è stato proiettato il film di Marco Leto La Villeggiatura che racconta l’esperienza del confino politico nelle isole. La mostra, ospitata nel vecchio Municipio, è stata curata da Mario Palazzino, Guido Pisi e Wiliam Gambetta.
Composta da 20 pannelli con documenti originali e immagini d’epoca proponeva un percorso attraverso le vicende istituzionali, politiche e umane che hanno caratterizzato la vicenda degli antifascisti inviati al confino fra il 1926 ed il 1943. Il fascismo affinò la consuetudine dei governi precedenti di utilizzare il domicilio coatto contro gli oppositori politici e, grazie all’ambiguità delle norme e all’amplissima discrezionalità concessa alla Polizia, costruì un meccanismo inesorabile di limitazione della libertà dei propri oppositori. Il domicilio coatto, pena di competenza del potere giudiziario, venne mutato in confino di polizia, una misura preventiva comminata da organi del potere esecutivo non per un reato commesso e provato, ma per una pretesa pericolosità sociale stabilita su informazioni riservate.
Le nuove leggi di Pubblica Sicurezza, entrate in vigore l’8 novembre 1926, consentivano di assegnare al confino di polizia “coloro che abbiano commesso o manifestato il deliberato proposito di commettere atti diretti a sovvertire violentemente gli ordinamenti nazionali, sociali ed economici costituiti nello Stato o a menomarne la sicurezza ovvero a contrastare od ostacolare l’azione dei poteri dello Stato”. Il codice del 1931 lo estese anche alle “persone designate dalla pubblica voce come pericolose socialmente e per gli ordinamenti politici dello Stato”. Così venne stravolto un consolidato principio di diritto, secondo cui il potere di limitazione della libertà personale spettava al magistrato su basi di fatti provati. La repressione colpì un numero enorme di oppositori e furono emesse 15.470 ordinanze di assegnazione al confino politico e, col Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, in diciassette anni furono giudicati 5.619 antifascisti.
Di straordinaria efficienza il mantenimento del Casellario Politico Centrale, vera e propria anagrafe del movimento antifascista. La mostra è stata anche occasione per approfondire, proprio ad Ustica che fu sede di una delle prime colonie di confino, le vicende di uomini che, nonostante le continue angherie delle autorità, non smisero mai di pensare e lavorare in maniera collettiva e che costituirono un attacco al sistema poliziesco fascista di valore non inferiore a quello che l’antifascismo riuscì a realizzare dopo l’8 settembre.
Per approfondimenti leggere gli articoli: