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Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica

Raccolta foto geologiche Ustica

Cratere della Falconiera

Cratere della Falconiera

Cratere della Falconiera

Il cratere della Falconiera è accessibile sia sul lato esterno  o versante meridionale, attraverso una stradina a tornanti che conduce all’omonimo Castello; sia sul versante interno o settentrionale. Qui, attraverso la strada che porta al Parco Suburbano, è possibile raggiungere il neck del vulcano, ossia una sezione del condotto principale con il magma consolidato.

Su entrambi i versanti spiccano alcune spettacolari stratificazioni di tufi con piccole bombe vulcaniche. Il cratere della Falconiera è l’unico riconoscibile del complesso vulcanico usticese, anche se per metà crollato a mare. (FFM)

Estratto da Franco Foresta Martin, Origine ed evoluzione di un’isola vulcanica, Catalogo della mostra sulla storia naturale di Ustica Ustica prima dell’Uomo, Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, 2014

(GE_005) 

Falconiera crater  

The Falconiera crater is accessible via two different pathways: from the outer side of the mountain, on the southern slope, through a narrow switchback that leads to the eponymous Castle; or from the inner side of the mountain, on the northern slope. Here, across the road that leads to the Suburban Park, you can reach the neck of the volcano, which is a section of the main pipe, with the magma consolidated.

On both sides stand some spectacular layers of volcanic tuff with small in Ustica, although half-collapsed into the sea. (FFM)

Excerpt from the book: Franco Foresta Martin, Origin and evolution of a olcanic island,  Catalogue of the exhibition on the natural history of Ustica, Ustica before mankind, Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, 2014.

(GE_005)

Strati di cenere a Costa del Fallo

Strati di cenere a Costa del Fallo

Strati di cenere a Costa del Fallo

Uno dei più spettacolari depositi di ceneri prodotte dal vulcano Costa del Fallo si trova nella strada del Boschetto, a ridosso della proprietà del Notaio Gilda Corvaja Barbarito (itinerario da Case Vecchie) .Una cava di pietra ha messo in evidenza un’alta parete formata da numerosi strati orizzontali, corrispondenti ad altrettante eruzioni esplosive. Tra gli strati sono incastonate delle piccole bombe vulcaniche che cadendo hanno lasciato la tipica impronta d’impatto. Il loro studio permette di ricostruire le traiettorie seguite dalle bombe vulcaniche e di risalire al cratere da cui partivano, che si trovava probabilmente sul versante nordoccidentale di Spalmatore. (FFM)

Estratto da Franco Foresta Martin, Origine ed evoluzione di un’isola vulcanica, Catalogo della mostra sulla storia naturale di Ustica Ustica prima dell’Uomo, Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, 2014

(GE_003)

Ash layers in Costa del Fallo

One of the most spectacular deposits of ashes produced by the volcano Costa del Fallo is located along the path to the Boschetto, next to Notary Gilda Corvaja Barbarito’s landholdings (way from Case Vecchie). A stone quarry shows a high wall composed of several horizontal layers, each of them corresponding to a different explosive eruption (10). Inside the layers are embedded small volcanic bombs that have left their own typical trace of impact. Their study allows us to reconstruct the trajectories followed by the volcanic bombs and locate the crater from which it departed, which was probably on the north western side of the Spalmatore plain. (FFM)

Excerpt from the book: Franco Foresta Martin, Origin and evolution of a olcanic island,  Catalogue of the exhibition on the natural history of Ustica, Ustica before mankind, Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, 2014

(GE_003)

La faglia dell'Arso

La faglia dell'Arso

La faglia dell’Arso

La faglia dell’Arso risulta ben visibile per alcune centinaia di metri lungo la strada va da Punta Cavazzi a San Bartolicchio, nel versante sud occidentale dell’isola dove, per effetto dei suoi lenti movimenti, una fascia di terra a ridosso della costa meridionale è stata sospinta verso l’alto a formare la collina dell’Arso. Mettendosi nell’estremità sud occidentale dell’isola, con le spalle al mare, la faglia dell’Arso appare, per alcune centinaia di metri, come un canalone che punta verso la cima del Monte Guardia dei Turchi, facilmente riconoscibile per la bianca cupola che ospita un radar. Anche sul versante opposto, guardando a mare, si distingue la netta frattura del terreno.(FFM)

Estratto da Franco Foresta Martin, Origine ed evoluzione di un’isola vulcanica, Catalogo della mostra sulla storia naturale di Ustica Ustica prima dell’Uomo, Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, 2014

(GE_002)

The Arso fault

The Arso fault is clearly visible for a few hundred meters down the road from Punta Cavazzi to San Bartolicchio, on the western side of the island. There, because of its slow movements, a strip of land near the southern coast has been pushed upwards to form the Arso hill. If we stand in the extreme south west of the island,  turning backs to the sea, the Arso fault will appear, for a few hundred meters, as a gully pointing towards the top of Monte Guardia dei Turchi, easily recognizable for the white dome that houses a radar). Even on the other side, looking at the sea, we can distinguish the sharp break of the land.(FFM)

Excerpt from the book: Franco Foresta Martin, Origin and evolution of a volcanic island,  Catalogue of the exhibition on the natural history of Ustica, Ustica before mankind, Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, 2014

(GE_002)

Un museo di vulcanologia a cielo aperto

Un museo di vulcanologia a cielo aperto

Un museo di vulcanologia a cielo aperto

Un museo di vulcanologia a cielo aperto: così è stata definita Ustica da alcuni vulcanologi che la frequentano assiduamente e che hanno dedicato all’isola anni di ricerche e pubblicazioni. Infatti Ustica, piccola parte emergente di un vasto apparato vulcanico che non manifesta più attività da oltre 100.000 anni, esibisce in appena 8,6 km2 di superficie,(il circuito dell’isola è di circa 12 km) una grande varietà di strutture e di rocce vulcaniche accessibili a ricercatori e studenti con facilità e in totale Sicurezza.

Nell’isola ci sono relitti di crateri a suo tempo caratterizzati da vari tipi di attività: effusiva, stromboliana,esplosiva; ci sono dicchi e parti di condotti vulcanici messi a giorno da crolli; pillow lavas (lave a cuscino) tipiche dell’attività subacquea; colate basaltiche; tunnel di lava; considerevoli depositi di ceneri, di lapilli e di tufi; bombe vulcaniche; cavità e bocche che testimoniano la presenza di un reticolato di cunicoli attraverso cui,un tempo, effluivano abbondanti gas e vapori. Insomma, un campionario vulcanologico da manuale, concentrato in un’isola che, dal punto di vista genetico, rappresenta una singolarità fra i vulcani emersi del Mar Tirreno. (FFM)

 Estratto da Franco Foresta Martin, Origine ed evoluzione di un’isola vulcanica, Catalogo della mostra sulla storia naturale di Ustica Ustica prima dell’Uomo, Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, 2014

(GE_001)

 An open-air museum of volcanoloy

An Opencast Museum of Volcanology: this is the way Ustica has been defined by some volcanologists who attend diligently to the island and who have dedicated to it years of research and publications. As a matter of fact Ustica is the small emerging part of a vast submarine volcanic apparatus that hasn’t being experiencing its activity for more than 100,000 years. In just 8.6 km2 (the circuit of the island is about 12 km long) the island shows a wide variety of both structures and volcanic rocks, easilyand safely accessible to researchers and students.

On the island there are relics of craters once characterized by different types of activities: effusive, Strombolian, explosive. Besides there are parts of dykes and volcanic conduits -now exposed after their collapses-,  pillow lavas -typical of submarine volcanic activity-, basaltic lava flows, lava channels, considerable deposits of ash, lapilli and tuffs,  volcanic bombs and also cavities and vents that testify the presence of a network of tunnels through which long ago abundant gases and vapors emerged.

In short, a live manual of volcanology, concentrated on an island which, from the genetic point of view , represents a singularity emerged among the volcanoes in the Tyrrhenian Sea. (FFM)

Excerpt from the book: Franco Foresta Martin, Origin and evolution of a volcanic island,  Catalogue of the exhibition on the natural history of Ustica, Ustica before mankind, Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, 2014.

 (GE_001)

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News

  • attività 21/07/16

    Attività del 22 luglio 2016

    attività 21/07/16

    h. 17.30 presentazione di Lettera 48/49 al Centro Accoglienza AMP
    h. 19.00 inaugurazione della mostra "Il Confino Politico a Ustica del 1926-1927- Immotus nec iners" presso l'Antico Palazzo Municipale
    h. 22.30 - serrata astronomica condotta dal Presidente Onorario Franco Foresta Martin

Mostre

  • Andar per Ustica

    Le ricerche condotte dal Centro Studi nel suo decennio di attività

    Andar per Ustica

    Le ricerche condotte dal Centro Studi nel suo decennio di attività hanno consentito di disporre di numerose fotografie e cartoline oltre che di informazioni d’archivio sui collegamenti dell’isola con la “terraferma”, come veniva (ed ancora viene) chiamata la Sicilia, e Palermo in particolare, nonché sugli approdi nell’isola.

    Navi e approdi sono ovviamente due facce dello stesso problema, connesse nella logica e nella pratica. Per cui entrambi i problemi sono stati una preoccupazione costante degli isolani e dei loro amministratori sin dalla colonizzazione del 1763. C’è da aggiungere che i mezzi di collegamento hanno avuto una evoluzione più rapida rispetto agli approdi. E ciò non solo perché la realizzazione degli approdi ha un costo maggiore rispetto a quello dei bastimenti, ma anche perché si è considerato più urgente dare priorità a questi ultimi. Il progetto di colonizzazione dell’isola di Ustica avvenuta nel 1763 non aveva previsto un sistema di collegamenti regolari tra l’isola e Palermo.

    Nei primi anni i collegamenti, svolti da privati, erano finalizzati al trasporto da Palermo di ingegneri e operai addetti alle costruzioni delle fortificazioni, di militari e di funzionari, di derrate alimentari e di materiali da costruzione. Solo per la pozzolana talvolta venne effettuato il trasporto da Napoli. Successivamente, per le cresciute attività commerciali, fu indispensabile garantire la regolarità dei collegamenti e, siccome nessun imprenditore privato mostrò interesse al riguardo, dovette farsene carico lo Stato. Il primo tentativo di un servizio pubblico fu sperimentato nel 1767 obbligando le barche trapanesi autorizzate alla pesca del corallo nelle acque dell’isola a mettere a disposizione del Governatore una barca per il trasporto di dispacci a Palermo. Ma il servizio divenne regolare solo nel 1786, quando il Governo lo sovvenzionò. Capitan Pietro Calderaro, uno dei più assidui trasportatori palermitani che aveva anche preso moglie ad Ustica, assunse il servizio postale assicurando due viaggi al mese col suo schifazzo, la Regia Corriera. Dopo un breve periodo (1830-1835) di impiego di reali lancioni il servizio tornò in mano alla famiglia Calderaro e Salvatore succederà al padre Pietrosi è distinto per le sue azioni di contrasto ai corsari per le quali fu insignito del titolo di Alfiere di Marina. Nel 1856 subentrarono i Florio, che tennero il servizio sino al 1911 impiegando piccoli bastimenti sino al 1906 quando entrò in linea il Napoli di 251 tonnellate.

    La frequenza da bimensile diverrà settimanale nel 1887 e bisettimanale dal 1893. Nel 1912 assume il servizio la società Sicania impiegando il vaporettoUstica con frequenza quadrisettimale. Nel 1954 sarà immessa in linea la M/N Nuova Ustica, 450 tonnellate, che segnerà l’avvio dei servizi moderni, successivamente svolti da navi di maggiore tonnellaggio e da aliscafi. Il problema dell’approdo venne affrontato in un tempo successivo e trovò una soluzione ingegnosa nell’Ottocento: i passeggeri e le merci venivano trasbordati dalla nave, alla fonda in rada, su barche a remi che le si affiancavano. Sulla spiaggia si disponeva di un sistema semplice e ingegnoso per non far bagnare passeggeri e merci: si trattava del pontile di legno, un piano inclinato che dalla spiaggia veniva spinto in mare su due grosse ruote di carretto in modo da far da ponte tra la barca e l’asciutto. Per la sua esposizione a sud, centro nevralgico dei collegamenti fu la Cala Santa Maria, ma, quando imperversava lo scirocco ed il libeccio, lo sbarco di persone e cose avveniva sugli scogli della costa settentrionale.

    La costruzione di un molo fisso poté essere realizzato, dopo insistenti richieste, solo alla fine degli anni Venti, quando venne realizzata la Banchina Barresi nella Cala S. Maria, ma passeggeri e merci continuarono a sbarcare con la barca. L’attracco della nave si rese possibile solo nel 1967 con la costruzione del primo molo; l’altro, sulla costa nord, venne realizzato nel 1985. La mostra racconta le tappe della storia dei collegamenti attraverso documenti e immagini. Alcune di esse sono state raccolte per soci e visitatori in una apposita cartella.

    MO andar per ustica 1

    MO andar per ustica 2

    MO andar per ustica 3

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