Quella che ora si chiama Via della Crocevia sino a metà del Novecento era individuata col toponimo "San Bartolicchio" e così anche la zona circostante. Si trattava di una strada a mala pena acciottolata, larga quanto bastava per far transitare un asino, delimitata da muretti a secco alti non più un metro e mezzo, che si estendeva sino a località Quattroventi.
Il toponimo San Bartolicchio traeva origine dall'edicola che custodiva una piccola statua di San Bartolomeo, situata all’inizio della strada. Il toponimo Crocevia era invece riservato all’incrocio tra la strada dell’Oliastrello con la strada dell’Arso.
La stradella di San Bartolicchio ad ogni pioggia si trasformava in un ruscello in cui scorreva l’acqua raccolta dalla collina soprastante. Se la pioggia era abbondante il ruscello diventava un vero torrente e l’acqua defluiva con impeto e scavava anche l’antico tracciato della strada dell’Oliastrello. Da ciò deriva il toponimo poco conosciuto "Vallone" dato a quella piccola porzione di isola tra le contrade Oliastrello, Arso e Spalmatore.
Nel 1884 le acque, scorrendo tumultuose sulla stretta via, travolsero l’edicola di San Bartolicchio e la statuetta, miracolosamente salvata, venne alloggiata in altra cappella appositamente costruita su terreno messo a disposizione da Domenico Tranchina vicino al Gorgo dell’Oliastrello che oggi conosciamo con il nome di San Bartolicchio.